Lo stabilimento Il Gabbiano è di Elena Rossi e Daniela Gargiulo
ERRATA CORRIGE
Gentile redazione, a pagina 17 del n° 5 - 1/15 marzo 2020, nell’articolo dedidcato a Vincenzo Simeoni, un uomo di mare, ho scritto erroneamente che i coniugi Simeoni sono i titolari dello Stabilimento il Gabbiano. Si precisa che i titolari sono: la signora Elena Rossi e la signora Daniela Gargiulo. Mi scuso con le interessate.
Cordialmente,
Silvano Casaldi
Cosa cambia per la revisione auto
Ricordiamo che la revisione auto va fatta – ogni quattro, due oppure ogni anno in base all’età e alla tipologia del veicolo – entro il mese corrispondente al rilascio della carta di circolazione o corrispondente all’ultima revisione. Pertanto le revisioni i cui termini sono stati prorogati riguardano: 1) auto, ciclomotori e motocicli immatricolati da marzo a luglio 2016. O sottoposti a ultima revisione da marzo a luglio 2018; 2) le tipologie di veicoli elencate nel comma 4 dell’art. 80 del Codice della Strada sottoposte a ultima revisione da marzo a luglio 2019. Le vetture interessate dal rinvio sono dunque autorizzate a effettuare la revisione auto (o moto, o autocarro, ecc.) entro il 31 ottobre 2020 senza incorrere in alcuna sanzione. Il rispetto delle naturali scadenze delle revisioni, salvo ulteriori rinvii che NON ci auguriamo, dovrebbe pertanto riprendere dal prossimo mese di agosto.
Attenzione: il MIT ha specificato tramite circolare che beneficiano della proroga al 31 ottobre 2020 anche i veicoli con revisione già scaduta in qualsiasi data antecedente al 17 marzo 2020 (data di entrata in vigore del decreto), compresi quelli che hanno già prenotato una visita presso gli uffici della Motorizzazione entro il 31 luglio 2020.
Giuseppe Chitarrini ci fa la storia delle varie epidemie
Peste e letteratura
Non è cosa facile rimanere giorni e giorni in casa senza sapere bene neanche quando finirà. Passati i primi giorni di ritrovata comunità famigliare (per chi ha famiglia), subentra uno stato di insoddisfazione e di insofferenza che non trova oggetto né sfogo, ci si rinchiude sempre più in spazi interni, le relazioni interpersonali si diradano e si fanno virtuali e depersonalizzate e subentra una dimensione agorafobica sospesa e irreale. Insomma si vive male, è una soluzione che mi permetterei di suggerire è quella della lettura, tornare dopo un paio d’ore di Tv, un paio di social forse dedicarsi un’oretta alla lettura non sarebbe poi così tanto brutto e demodè. È un consiglio viziato alla fonte perché io amo i libri, li prendo in biblioteca, li compro, li leggo, li recensisco, li conservo in biblioteca, li aggiusto con lo scotch, li spolvero ecc, quindi il mio consiglio non è super partes, ma la Peste è un argomento troppo interessante, un vero e proprio ‘topos’ della letteratura di ogni genere ed epoca e comincerei proprio consigliando la lettura dei libri che parlano di Peste, e il primo, più antico racconto di peste potrebbe essere la narrazione del mito di Edipo: ‘Edipo Re’ come ce lo propone Sofocle nella sua tragedia (distinta dalla successiva ‘Edipo a Colono’). La città di Tebe è sconvolta dalla peste, la popolazione è decimata dal morbo, il tutto da quanto Edipo è diventato re.
E’ proprio quest’ultimo a mettersi alla ricerca delle motivazioni di tale flagello. Edipo ancora ignora che la causa dell’epidemia è proprio lui, che a sua insaputa ha ucciso il padre Laio e, sempre a sua insaputa, ha ‘giaciuto’ con la madre Giocasta, scatenando l’ira del Fato e degli dei. La tragedia è proprio in questa inconsapevolezza colpevole, innocenza e responsabilità dell’eroe, il quale alla fine, scoperta la verità preferirà accecarsi e ritirarsi in un semi eremitaggio a Colono, mentre Giocasta si suiciderà; questo destino tragico si ripercuoterà poi nella generazione successiva nelle vicende di Antigone, Polinice e Creonte. Piuttosto che la non facile lettura della tragedia è preferibile il DVD dello splendido ‘Edipo Re’, film di P.P. Pasolini del 1967, con una meravigliosa Silvana Mangano nella parte di Giocasta, Franco Citti nella parte di Edipo, poi Carmelo Bene, Alida Valli, Ninetto Davoli e altri.
Qualcuno ricorderà da “I Promessi Sposi” le pagine della peste di Milano: una nemesi cristiana che alla fine fa giustizia uccidendo i cattivi e salvando i buoni. Grandiose e commoventi le pagine della madre milanese: una donna dalla bellezza ‘lombarda’ un po’ disfatta dal dolore e dalla stanchezza che, esce dal portone di un palazzo signorile per deporre, con rassegnata e dolorosa dignità, il corpo senza vita della figlioletta (Cecilia), vestita a festa, sul carretto dei monatti carico di cadaveri. Voglio ricordare il racconto di Edgar Allan Poe: “La maschera della morte rossa” ne “I racconti straordinari”, dove si narra del Principe Prospero che, con la sua corte di nobili si auto-segrega nelle stanze del suo lussuosissimo palazzo, mentre fuori incombe una terribile pestilenza. Feste, danze, banchetti. Però durante uno di questi festini in maschera compare una figura con in viso una maschera che rappresenta il volto orribilmente tumefatto di un appestato. La presenza desta prima curiosa ilarità, poi inquietudine, poi paura. Il principe Prospero insegue il silenzioso sconosciuto per le stanze del palazzo brandendo una spada con a seguito tutti i cortigiani spaventati. Il principe muore e uno dei presenti, in preda al panico, strappa la maschera dal volto dello sconosciuto: sotto la maschera non c’è un viso, non c’è niente: è la morte ‘rossa’ che è penetrata nelle mura del palazzo, il destino di tutti è segnato.
Anche il ‘Decamerone’ ci racconta una storia simile: un gruppo di giovani sfuggono alla pestilenza chiudendosi nelle stanze di un palazzo raccontandosi novelle più o meno licenziose: Eros e Thanatos ai tempi di quella che, probabilmente, passò alla storia come la peste del 1300, che sconvolse a più riprese l’Italia e l’Europa. La trasposizione (in dialetto napoletano) di sette fra queste di novelle è stata portata sullo schermo da P.P.Pasolini nel 1971.
Come si può non citare il romanzo ‘La Peste’ del franco-algerino Albert Camus, scrittore e filosofo esistenzialista, amico (e nemico) di J. P. Sartre. Il romanzo scritto alla fine della guerra e pubblicato nel 1947, racconta l’assedio della peste in una città del nord Africa (Orano) come metafora del male insito genere umano, come ci hanno mostrato gli anni del nazifascismo e della guerra appena passati.
Storie di morte, di reclusioni e di istituzionalizzazioni, e in questo senso possiamo anche ricordare il feroce film, ancora di Pasolini-, tratto da De Sade: ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’, anche qui una storia di reclusione e autoesclusione totale, mentre fuori infuria ancora la peste della guerra. Brevemente possiamo citare anche il bel romanzo d’avventura “L’Ussaro sul tetto” dell’italo-francese Jean Giono del 1951, dal quale è stato tratto il film del 1995, nel quale un Ussaro italiano fuggito in Francia, in una città della Provenza, si riduce a vivere segregato sui tetti della città per sfuggire al colera e all’ira degli abitanti, che, in quanto straniero, lo accusano di essere un untore.
E, a proposito di istituzioni segreganti e totali, possiamo ricordare di I.Calvino ‘La giornata di uno scrutatore’ che narra la giornata di uno scrutatore in un seggio elettorale particolare, all’interno di quella grande istituzione e segregazione totale che fu il ‘Cottolengo’ di Torino.
Istituzioni totali e segreganti, dove la morte però imperversa, in questo caso, all’interno delle rispettive mura, sono anche il sanatorio de ‘La montagna incantata’ di Th Mann e il sanatorio de ‘La diceria dell’untore’ di G. Bufalino; nel primo siamo alla vigilia della devastante prima guerra mondiale e della grande epidemia che ne seguì (la cosiddetta ‘Spagnola’); nelle vicende raccontate da Bufalino invece siamo a guerra appena finita, la pestilenza è passata e il protagonista che si salvaè ormai solo un sopravvissuto. Comunque l’appello è:di stare a casa e resistere, magari anche leggendo un pò.
Giuseppe Chitarrini
Vicini ad Anzio e Nettuno
In seguito all’emergenza sanitaria che, così come in tutta Italia, ha recentemente colpito la città di Anzio così come quello della vicina Nettuno, la Pro Loco “Città di Anzio,” in ottemperanza a quelle che sono le disposizioni Governative per combatterne il contagio, ha deciso di sospendere ogni sua attività sul territorio perlomeno sino a quando, tale emergenza, non sarà terminata.
Nel frattempo esprime tutta la sua più piena solidarietà alle due città ed a tutti i suoi abitanti. Soprattutto a quelli rimasti già vittime del Corona virus. Forza!
Speciale Pro Loco