Intanto prosegue la raccolta fondi capitanata dalla BBC di Nettuno
Coronavirus ad Anzio e Nettuno
Purtroppo, prima della cittadina di Fondi dichiarata dal 19 marzo zona rossa, dei casi positivi nei conventi delle suore di Roma e Grottaferrata, Nettuno ha detenuto un triste primato, quello di essere la città della provincia con più casi di persone positive al COVID-19. Il 20 febbraio si contavano 25 casi con una media di 58 anni. Il più anziano aveva 80 anni, molti erano gli over 65 e alcuni (uomini e donne) tra i 35 ed i 40 anni. Si tratta di tutti casi che non destano preoccupazioni fino al momento della redazione di questo articolo, tranne la prima signora risultata positiva, una settantacinquenne. Con il restringimento del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, il Sindaco di Nettuno, in riunione via Skype con i Sindaci di Ardea, Pomezia ed Anzio Candido De Angelis, hanno deciso di vietare di passeggiare per le spiagge, da Torvaianica a Nettuno, almeno fino al 3 aprile: ciò per non permettere agli sconsiderati cittadini di fare jogging sull’arenile, o addirittura pic nic, complici le belle giornate di inizio primavera. Per far rispettare le regole, dal 19 marzo a Nettuno, la protezione Civile, per tutto il giorno ha attraversato le vie cittadine e con un megafono, ha raccomandato di rimanere in casa per non incorrere nel reato penale. Approfittando, forse, della grave situazione di emergenza, la ASL RM 4 ha deciso di chiudere i reparti di Ostetricia (pochi i parti) e Pediatria (mancanza di personale medico) all’Ospedale Riuniti di Anzio-Nettuno, causando immediatamente la protesta del Sindaco Alessandro Coppola. Intanto prosegue la raccolta fondi capitanata dalla BCC di Nettuno, con in prima linea il Presidente Luciano Eufemi. Con i fondi già raccolti si è passati da quattro (tre donati dall’Istituto di Credito del Tridente) ad otto ventilatori per la respirazione assistita nelle postazioni di terapia intensiva al Riuniti, basilari per i casi di Coronavirus più gravi. Per chi volesse contribuire con le donazioni ci si può servire dell’IBAN IT 96 B 08693 39300 000000301000 intestate alla BCC di Nettuno, causale: “emergenza coronavirus”. Tutte le chiese sono chiuse, le celebrazioni, le sante messe sospese, allora i Padri Passionisti del Santuario di San Rocco e Santa Maria Goretti hanno deciso di appendere lo stendardo della Madonna delle Grazie, venerata solennemente in maggio, sul cancello della Basilica. Con ciò intendono non far mancare la protezione della Vergine col Bambino Gesù ai Nettunesi, assai devoti alla sacra immagine.
Rita Cerasani
Ratti al Borgo medievale
Il borgo medievale di Nettuno, in questi giorni di grave emergenza nazionale a causa della pandemia per COVID-19 che costringe tutti a rimanere in casa, secondo il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, sta vivendo una situazione ancor più tragica. Quasi certamente, a causa di alcuni lavori di ristrutturazione, eseguiti dal Comune, sia in Piazza Colonna, sia in Via Sacchi, lavori che, non essendo terminati come dovuto, hanno lasciato aperti dei fori sull’asfalto, una gran quantità di ratti ha invaso Via del Quartiere, il Primo Archetto e le altre stradine interne. Complice il silenzio, dovuto alla chiusura forzosa dei locali notturni, il soggiorno coatto a casa, questi ratti spadroneggiano, salendo perfino sui balconi. Alcuni residenti si sono ulteriormente tappati in casa, altri addirittura hanno dovuto abbandonare il proprio appartamento in preda ai terribili roditori. Chissà come ritroveranno i locali gli esercenti quando questa emergenza finalmente terminerà! Intanto, poiché i ratti sono veicolo per la peste, dovuta alle loro pulci, alcuni residenti, precisamente quindici, hanno presentato un esposto all’Ufficio Ambiente di Nettuno, affinché provveda al più presto con la derattizzazione e soprattutto perché ci si impegni a richiudere i fori lasciati dalle ristrutturazioni. A Nettuno, come in molte altre cittadine, le fogne sono piene di ratti. Ne sanno qualcosa gli abitanti di Cretarossa che si sono ritrovati i topi, non solo nei garage e negli scantinati, ma addirittura nelle intercapedini dei muri perimetrali ed hanno dovuto sborsare centinaia di euro per procedere alla derattizzazione degli ambienti da parte delle ditte autorizzate.
Rita Cerasani
Studenti solidali
Ispirati da un sentimento di grande solidarietà, approfittando del momento di grande criticità determinato dall’emergenza epidemiologica del Coronavirus, gli studenti delle classi quinte dell’ITIS-LSA Trafelli hanno avuto modo di riflettere sulla scala di valori e, prendendo spunto dall’hashtag #divisimauniti, hanno deciso di donare all’ospedale Spallanzani di Roma i proventi della raccolta fondi per i 100 giorni. Un modo semplice sincero ed immediato per ringraziare gli operatori sanitari che si stanno spendendo per salvare tante vite e per dare un tangibile se pur piccolo segno di vicinanza ai contagiati dal Covid-19.
La seconda parte del professor Di Dionisio
159° Italia Nazione
Nel lontano 10 gennaio 1859, alla vigilia della seconda guerra di indipendenza, Vittorio Emanuele II, Re del regno sardo, nel discorso della corona pronunciò la celebre frase: “Nel mentre rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tanta parte d’Italia si leva verso di noi. Forti per la concordia, fidenti nel nostro buon diritto, aspettiamo prudenti e decisi i decreti della Divina Provvidenza”.
Com’è noto, fu un discorso forte sul quale gli stessi suoi ministri e perfino il Conte di Cavour non erano totalmente d’accordo ed avrebbero suggerito una maggiore prudenza. Il fatto è che la storia, vista con l’occhio del poi, sembra scorrere come un fiume nel suo alveo, ma vista con l’occhio del prima, è un fiume che irrompe impetuoso e che, passo dopo passo, cerca di costruire il suo alveo. Ed ancora. Nel successivo Discorso Della Corona del 2 aprile 1860 Vittorio Emanuele II ebbe a dire: “Fondata sullo Statuto l’unica politica militare e finanziaria e la uniformità delle leggi civili e penali, la progressiva libertà amministrativa della Provincia e del Comune, rinnoverà nei popoli italiani quella splendida e vigorosa vita che in altre forme di civiltà e di assetto europeo era il portato delle autonomie dei Municipi, alle quali oggi ripugna la costituzione degli Stati forti ed il genio della Nazione. Nel dar mano agli ordinamenti nuovi, non cercando nei vecchi partiti che la memoria dei servigi resi alla causa comune, noi invitiamo a nobile gara tutte le sincere opinioni per conseguire il sommo fine del benessere del popolo e della grandezza della Patria. La quale non è più l’Italia dei Romani né quella del medioevo, non deve essere più il campo aperto alle competizioni straniere, ma deve essere bensì l’Italia degli italiani”.
Il 27 gennaio 1861 in tutti i territori annessi ebbero luogo le prime elezioni politiche per la formazione del primo Parlamento italiano. In effetti, dato che si votava per censo e che le donne erano escluse dal voto, gli aventi diritto erano solo il 2% della popolazione residente, e di questi solo la metà si recò alle urne, meno di 300.000 persone! Com’è noto, non votarono gli elettori di stretta osservanza cattolica, in forza della parola d’ordine “né eletti, né elettori- in ordine a quel “non possumus” di Pio IX contro le “usurpazioni” piemontesi- preoccupati delle mire unificatrici del nuovo regno, che di li a qualche anno avrebbe portato anche alla caduta dello stesso Stato pontificio. Ed infine, l’11 marzo 1861 il Conte Cavour presentava alla Camera dei Deputati un progetto di legge in virtù del quale “Sua Maestà il re Vittorio Emanuele II assumeva per sé e per i suoi successori il titolo di Re d’Italia”. Fu nominato relatore di questo progetto il deputato Giorgini, che presentò la sua relazione alla Camera il 14 marzo 1861. La Camera la discusse nella stessa giornata e l’approvò all’unanimità con 294 voti. La legge fu promulgata il 17 marzo 1861 e porta il n. 4671 nella raccolta degli atti del governo. Era nato il Regno d’Italia, di fatto era nata l’Italia. Il 23 marzo venne costituito il primo Governo italiano e Cavour fu il primo Presidente del Consiglio. Il resto è storia nota. E nonostante le mille difficoltà dei primi decenni di Regno, va detto con forza che l’unità nazionale non avvilì e non avvilisce le autonomie, anzi le salta perché, lungi dall’isolarle in una possibile e mortificante autoreferenzialità, permette loro di situarsi in un contesto più ampio in cui ciascuna di esse può commisurarsi e crescere. Va considerato poi che il regime fascista ha impresso al Paese quella fascistizzazione nazionalistica che grave nocumento ha arrecato a tutte quelle minoranze linguistiche e culturali di confine che dopo la grande guerra erano state annesse al Regno d’Italia. In tale ottica, è comprensibile che la Provincia autonoma di Bolzano, dichiari di non potersi associare alle celebrazioni unitarie rivendicando, appunto, una autonomia etnica, culturale e linguistica che ha origini molto lontane nel tempo. Vale la pena riandare alla nostra Costituzione. L’art. 114 così recita: “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”. Si sottolinea un netto passaggio da uno Stato che potremmo definire accentratore e verticale, ad uno Stato, invece, orizzontale e fortemente decentrato sulle sue istituzioni periferiche. Per tutte queste ragioni la data del 17 marzo 2020 non può costituire una semplice ricorrenza di routine, ma invece l’occasione perché nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle piazze, nelle famiglie, si rifletta sulla nostra storia, senza alcuna retorica, senza squilli di trombe, considerando, invece, le luci e le ombre del nostro recente passato. Per un futuro che sia sempre migliore.
Guglielmo Di Dionisio