La mostra rimarrà aperta fino al 9 settembre al museo archeologico Lavinium
Morire a Pompei
Sabato 26 agosto presso il Museo Civico Archeologico Lavinium vi è stata la conferenza e inaugurazione della mostra “Morire a Pompei” che rimarrà al Museo fino al 9 settembre.
Presente il sindaco di Pomezia Veronica Felici.
Il consueto appuntamento con il Seminario di Archeologia e Antropologia Funeraria si è concentrato per quest’anno nel pomeriggio di sabato 26 agosto all’interno della sala conferenze del Museo; il Prof. Liorenc Alapont Martin, che ha guidato il team di archeologi nei primi due anni di seminario, ha parlato delle novità su Pompei.
Lo studioso con il suo team, infatti è impegnato da dice anni nello scavo e nello studio della necropoli di Porta Sarno a Pompei, tema da cui è tratta la mostra “Morire per Pompei” che rimarrà al Museo fino al 9 settembre. Da Pompei si è passati a Lavinium dove Federica Colaiacomo, Direttore del Museo, ha illustrato le novità di questi due anni di studio preliminari.
Ma ecco il comunicato dell’evento: “Negli ultimi due anni il Museo Civico Archeologico Lavinium ha ospitato un team di archeologi, diretti dal Prof. Liorenc Alapont Martin, per lo studio di alcuni resti scheletrici rinvenuti durante gli scavi della villa romana di via Siviglia a Torvaianica e in deposito presso il magazzino del Museo. Dalla sistemazione e dallo studio delle ossa si è potuto avere informazioni maggiori riguardanti l’alimentazione, il modo di vivere, le patologie e l’età dei defunti, vissuti in quell’aerea intorno al IV - V secolo d.C.
È stata l’occasione per presentare i tanti aspetti dell’Archeologia in un viaggio da Porta Sarno a Pompei, la necropoli che negli ultimi due anni ha restituito novità, a Lavinium. Fiore all’occhiello del nostro patrimonio culturale, il Museo Archeologico Lavinium è una fonte inesauribile di conoscenza. Siamo onorati della presenza del Prof. Alapont Martin, per il grande lavoro nella missione di scavo a Pompei, nella Necropoli di Porta Sarno. Gli ultimi risultati hanno dato modo di aggiungere nuovi dati alla lunga e importante storia di Lavinium, che arricchiranno la narrazione del percorso espositivo del nostro Museo Archeologico”.
T.S.
A Voce Alta
Torna a Pomezia il festival femminista organizzato da Sportello Donne Pomezia e dalla libreria Odradek venerdì 22 e sabato 23 settembre presso la libreria Odradek, via Roma 43.
Un ciclo di incontri lungo un anno ha accompagnato Pomezia verso la seconda edizione del festival femminista A Voce Alta! La Voce Delle Donne che torna a settembre con una due giorni di volti e voci di donne. Quella che un anno fa era una scommessa diventa oggi una conferma: la letteratura femminista apre mondi e possibilità, coinvolge grandi e piccol*, racconta una rivoluzione che risulta essere costantemente necessaria. Non un’urgenza che rincorre i fatti di cronaca, ma la base di una cultura che valorizza le differenze di genere, restituisce voce alle donne, sceglie da che parte stare, utilizza le parole per raccontarci le vite, narrare l’imprevisto, immaginare nuovi mondi.
Il festival si terrà nello spazio esterno della libreria Odradek e gli incontri saranno dedicati a diverse fasce d’età.
Si parte venerdì con Vichi De Marchi, giornalista e scrittrice, che presenterà il suo romanzo per ragazz* Nato a Hiroshima (edizioni DEA), libro che descrive l’atrocità dei bombardamenti atomici avvenuti a Hiroshima il 6 agosto 1945 attraverso gli occhi di un bambino. A seguire un dialogo tra due poete, Viola Lo Moro e Rahma Nur, che intrecceranno le loro voci attraverso le poesie raccolte in Luoghi amati (Perrone editore) e Il grido e il sussurro (Capovolte).
Sabato sarà la volta della lettura dell’albo illustrato Lea di Nancy B.-Pilon con atelier creativo per famiglie con bambine e bambini di 4-6 anni, a cura della pedagogista Federica Coni. Chiude il festival Maria Rosa Cutrufelli, scrittrice e giornalista, che presenterà la sua ultima opera Maria Giudice, un omaggio a una delle figure più significative del ‘socialismo umanitario’ del primo Novecento. A dialogare con lei Sara Concato, traduttrice e scrittrice.
Vi aspettiamo!
Per la messa in sicurezza dell’aula liturgica
Chiusa S. Bonifacio
La chiesa di San Bonifacio di Pomezia, una delle più giovani della nostra città, nei giorni arroventati di agosto è stata chiusa al pubblico dei fedeli.
Il parroco don Marco Cimini ha esposto il seguente cartello:
“In seguito ai lavori di messa in sicurezza dell’aula liturgica per la rimozione di materiali pericolanti sono state rilevate importanti lesioni nella struttura portante dell’edificio.
Sentito il Vescovo, il Vicario per gli Affari amministrativi della Diocesi e don Nicola Garuccio, Direttore dell’Ufficio competente l’edilizia con il suo staff, si è proceduto a contattare i Vigili del Fuoco e confermando la gravità delle circostanze hanno dichiarato non agibili i locali dell’aula liturgica». Firmato: Don Marco Cimini e Don Akash.
Già da qualche tempo, però, s’erano viste, quando pioveva, perdite d’acqua filtrare dal tetto appena all’entrata in aula e dal parroco, o dai fedeli s’era provveduto a collocare dei recipienti per la raccolta e l’avviso ai fedeli perché stessero attenti a non scivolare. Come già ricordato, la Chiesa dedicata a San Bonifacio, patrono della Germania, è stata edificata appena una quarantina d’anni fa. La posa della prima pietra è avvenuta, infatti, nell’ottobre del 1980, in un giorno di pioggia, alla presenza di una gran folla di fedeli e di numerose personalità religiose - tra cui, Mons. Gaetano Bonicelli, vescovo della diocesi di Albano; Mons. Elmar Kredel, arcivescovo di Bamberg e Ordinario Militare di Germania; il parroco di allora don Aldo Anfugo - e civili: il sindaco Pietro Bassanetti, gli ambasciatori tedeschi presso la Santa Sede e il Quirinale. La chiesa, in cemento armato, fu costruita su progetto dell’architetto Montanari su una superficie di circa 8.000 mq. Essere ridotta in pessimo stato in così pochi anni, suscita nella comunità perplessità e indignazione e si adombrano – speriamo non sia così – più di una faciloneria progettuale. La chiesa è circondata da molto verde, un bel parco Giardino dedicato a Monsignor Dante Bernini, nel quale si trovano uno spazio teatro all’aperto per giochi e manifestazioni, le statue di Padre Pio, di San Giovanni Bosco e alberi di diverso tipo, tra cui molti ulivi. Questi alberi fanno parte – si legge in un cartello – della rete «Parco diffuso “Eroi per la terra” » e sono stati piantati per la «Cura della Casa Comune», perché «Rigenerando il Quartiere rigeneriamo noi stessi”.
Le funzioni religiose – avverte sempre il parroco Cimini – si svolgono ora nell’Oratorio accanto alla Chiesa, intitolato a Madre Teresa di Calcutta.
L’auspicio è che si ponga mano alla riparazione della struttura senza perdita di tempo, per riconsegnarla di nuovo alla fruizione della comunità
Domenico Defelice