gia nella quale si tenta di carpire alle nuvole il loro segreto:
Il canto delle nuvole
Nuvole passano, spinte dal vento
verso oriente.
Hanno le forme delle mie fantasie
e dei miei sogni:
mutevoli come illusioni, festose incrociano
le spiagge romane verso i freschi colli.
Vorrei giacere sopra le spume bianche
per assistere ai loro giochi
e ascoltare le loro canzoni.
UN POETA DEL SUD
Ma le cose non sono sempre così idilliache, che non crediate. Capita di trovare anche l’uomo disperato (seppur aperto alla speranza), un poeta delle estreme latitudini, legato alla sua Terra, sì fin che si vuole, ma anche pronto a condannarla per i suoi misfatti. E’ Rosario Napoli (personaggio non senza misteri col cuore grande così) col suo:
Albero spoglio
Abbandonato come albero spoglio
dei suoi rami nel procelloso mondo,
la mia vita sferzata dal vento di grecale
che ogni cosa travolge avvampa o estingue,
aspetto l’alba d’un più nuovo mattino,
aspetto un sole che illumini il cammino.
UN TRAMONTO COME ALTRI
E chiudiamo col tramonto (ancora una mia composizione) sfruttato invero senza pietà dai poeti di ogni dove. Anche se qui, in modo peculiare, il protagonista è un pilota che, dopo aver volato sui cieli di tutto il mondo, sta concludendo la sua avventura:
Tramonti
Quanti tramonti da lassù viaggiando tra le nuvole!
Quelli stupefacenti dell’Oriente sopra Sumatra e Giava
dagli incredibili colori, o sui deserti africani
tra le sabbie lucenti, o quegli altri ancora
tra i grandi freddi ai confini del mondo.
O magari più semplicemente a casa mia, talvolta,
guardando dalla veranda, verso Ponente.
Ogni sera mi chiedo: è la Terra che gira
o è il sole che discende?
O è soltanto il tempo della vita?
Tramonti…, tramonti: rosati, rossastri, violetti,
rosso fuoco, scarlatti…, incantatori sempre.
Ah, c’è pure un guizzo verde se sei fortunato,
hai visto là sulla linea del mare?
Tramonti: parabole della vita.
Ma lasciatemelo dire!
Ho fatto l’aviatore e proprio non capisco
perché ogni volta che siamo all’imbrunire
si ama dire che stiamo facendo l’ultimo decollo.
Davvero? E verso dove?
L’ultimo, ultimissimo decollo
verso l’azzurro infinito!
Altro che decollo! Sapete che vi dico?
A me sembra un atterraggio. Un tramonto, appunto.
Non vedi? Look around! Svegliati, guarda fuori!
Lo strillava sempre l’Istruttore ai tempi della Scuola.
Ora siamo tutti allineati, chi in lungo,
chi in corto finale: il carrello è esteso e bloccato,
i flap sono a posto, il motore quel che serve,
la procedura di riattaccata conosciuta
(anche se non servirà a nessuno).
Fa solo attenzione al carburante che scarseggia.
Ma è tutto in regola, tranquillo.
La clearance della Torre arriverà tra poco.
E almeno mettilo giù come si deve,
quando sarà il momento,
questo tuo compagno di viaggio!
Che ne dite? Non è male, vi pare? Dai, su col morale, che alla prossima ci sarà Lucrezio!
Un incontro ritrovato, così avevamo dato voce a noi comuni mortale, amici che contano sopra tutti, alle nostre opinioni su quanto avviene intorno a noi, ma soprattutto alle nostre vicende che non sono isolate dal resto del mondo, le accompagnano o ne fanno parte perché: la Storia, siamo anche No.
LA STORIA SIAMO
(anche) NOI
di Rosario Napoli
Sono trascorsi sei anni, ma l'emozione è sempre la stessa.
Ho vissuto, dopo tanti anni, emozioni e sensazioni che solo in particolari eventi riescono a farti venire la pelle d'oca ed il nodo alla gola. Voglio ringraziare ufficialmente il Simposio, che mi ha dato la possibilità di rivivere quasi mezzo secolo non solo della mia vita, ma della storia di un'Italia attraversata da avvenimenti che hanno scritto pagine tragiche, ed altre che hanno alleggerito, attraverso personaggi famosi non solo dello spettacolo, il peso dei tragici avvenimenti:
Pensavo che, data l'esperienza ventennale passata in radio e televisioni, non mi sarei emozionato... ma rivivendo come in un film gli avvenimenti che andavo raccontando è stato come avvolgere un nastro e rivedere tutto in un film come se tanti anni non fossero trascorsi ed il tempo si fosse fermato. Lo scorrere sullo schermo delle foto in compagnia dei personaggi che ho avuto modo e sorte di incontrare... è stato come rivivere attimo per attimo le stesse emozioni e sensazioni di allora...
L'attenzione e l'interesse dei presenti al mio racconto ha fatto sì che le due ore volassero in quella magia che si era creata ed il silenzio durante l'ascolto è stata una dolce melodia di sottofondo all'avvicendarsi degli eventi e dei personaggi che come in una passerella si muovevano con un'andatura armonica e l'abito d'occasione!!!
GRAZIE A TUTTI in questa mia confessione-racconto a cuore e mente aperti!!!
Commosso e grato!
LA CHITARRA e non solo
MAESTRI
Il fiorentino di Beverly Hills
di Federico Cirulli
MARIO CASTELNUOVO TEDESCO / 3
1938 - L’esilio negli Stai Uniti
Le leggi razziali obbligarono Castelnuovo Tedesco ad abbandonare il proprio paese, Ma prima della partenza fece in tempo ad ascoltare, I giganti della montagna composizione ispirata al dramma incompiuto di Luigi Pirandello morto durante la stesura. Castelnuovo Tedesco, ne terminò la partitura per poterla dedicare al grande scrittore anche suo amico.
Arrivò a New York il 27 luglio e fortunatamente trovò in quel di Larchmont il luogo più adatto per poter vivere.
1940 - La perdita della madre e i primi riconoscimenti.
In America, grazie alle collaborazioni con Toscanini ed Heifetz Castelnuovo Tedeschi era già conosciuto.
Il dolore per la morte della madre rimasta in Italia fu compensato dal primo incarico di rilievo presso la Metro Goldwyn Mayer (MGM). Si trattava di comporre e sistemare le musiche per alcune scene dei film. Un’attività redditizia, ma considerata una semplice abilità di artigianato.
La prima grande occasione fu alla Carnegie Hall: un Concerto con musiche sue ove suonò da solista il Secondo Concerto in fa per pianoforte e orchestra. Un successo che gli permise di esibirsi altre volte in diverse Sale e, inoltre ad avere altre commissioni, in particolare da violinisti quali Heifetz e Spalding.
1941 – L’attacco di Pearl Harbor.
Gli Stai Uniti entrano in guerra e s’impongono ai rifugiati dei paesi “ostili” restrizioni di movimento, ma per il Nostro, a causa della sua professione gli fu concesso una certa libertà di movimento.
Trasferitosi a New York per il mancato rinnovo del contratto con la MGM, Castelnuovo inizia a dedicarsi all’insegnamento a studenti stranieri come aveva già fatto a Firenze. Insegna Teoria musicale ad un giovane direttore d’orchestra, ma in pochi mesi si ritrovò ad avere circa quaranta allievi privati. Tra i quali: André Previn, Henry Mancini e John Williams.
1945 - L’Italia liberata - 1948 il ritorno.
La nostalgia e il desiderio di tornare in patria espressa nelle lettere al fratello è troppo forte nonostante la vita felice in America.
Il ritorno fu un turbinio di emozioni contrastanti: la gioia di ritrovare parenti e amici e la tristezza di fronte alla immane distruzione soprattutto quella di città come Napoli.
E proprio a Napoli, molti colleghi vedevano in lui la persona adatta a ricoprire il ruolo di direttore del Conservatorio che Castelnuovo Tedesco reclino alle prime critiche contrarie.
Finalmente Firenze.
Finalmente poter far visita alle tombe dei genitori. Finalmente i vecchi amici. Ma, non era più come prima in quei luoghi devastati dalla guerra, sconvolti da un traffico caotico e poi, la sensazione del mutato carattere delle persone. Fortunatamente la casa ad Usigliano di Lari era rimasta intatta e così, Mario e Clara ne approfittarono per passare ancora giorni felici prima di vendere la proprietà e tornare in America.
Era l’ultimo tassello che mancava a Castelnuovo Tedesco per sentirsi totalmente distaccato da quella Toscana che aveva tanto amato e poteva ora solo rimembrare esclusivamente tramite le sue opere.
Il secondo viaggio in Italia, nel 1952 e la fine.
fu caratterizzato dalla rappresentazione de Aucassin et Nicolette, al Maggio Musicale Fiorentino. Non essendo d’accordo con il regista d’inserire in scena dei mimi, come prevedibile nonostante il successo di pubblico la critica stroncò la regia.
Con la prospettiva di tornare in Italia almeno ogni due anni, Clara e Mario decisero di acquistare un nuovo appartamento a Firenze. Gli ultimi anni della sua vita furono caratterizzati da diversi problemi di salute, tanto che, per viaggiare, doveva ricevere ogni volta il consenso medico. Queste problematiche si riversarono, inevitabilmente, nella sua attività compositiva, infatti, durante gli ultimi anni della sua vita, il suo ritmo compositivo rallentò notevolmente. In una toccante lettera di Clara ad Angelo Gilardino si raccontano gli ultimi istanti di vita di Mario Castelnuovo Tedesco, deceduto il 16 marzo 1968 all’età di 73 anni.